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Regione: Sicilia
Tipologia di prodotto:  Gastronomia

Descrizione

 Il "caciu all'argintèra" è un piatto tipico della regione Sicilia.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il caciu all'argintèra nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Caratteristiche

Il caciocavallo è un formaggio di latte vaccino prodotto da vacche di razza autoctona, in particolar modo dalla tipica "vacca Cinisara".

Questi bovini si alimentano in maniera naturale, pascolando tra le colline.

Si tratta di un formaggio gustosissimo e piccante.

Il caciocavalloquando è fresco si presenta oleoso e fragrante.

Si chiama in questo modo per via delle fasi di preparazione, infatti:

  • durante la fase di scolatura, viene messo a cavallo di una pertica di legno, successivamente gli viene conferita la sua forma caratteristica di parallelepipedo.

Origini

Questo piatto è di preparazione molto semplice e viene cucinato in tutta la Sicilia.

Si tratta di:

  • formaggio "caciocavallo" tagliato a fette spesse e fritto nell'olio extravergine d'oliva.

L'origine di questo piatto povero non è chiara.

Da una parte si sostiene che il modo di cucinare questo formaggio sia stato introdotto durante l'epoca bizantina, mentre dall'altra parte si narra che questo piatto fu inventato da un "argentiere di Palermo".

Proprio da qui, il nome "argintèra", che per non mostrare la poca ricchezza della sua mensa, cucinava in modo da creare odori molto stuzzicanti ed ingannare i vicini di casa.

Leggenda

Il profumo del caciocavallo è tipico ed esaltante, quando lo si affetta, la sua essenza si diffonde per tutta la casa.

L’antica ricetta del caciu all'argintèra ha proprio al centro l’odore, "u ciavuru".

Un’antica leggenda, narra che nel quartiere di Palermo dell’Argenteria, nel quale si concentravano diversi artigiani che lavoravano l’argento, uno di questi cadde in povertà, fu per questo o semplicemente per suscitare l’invidia del quartiere che sperimentò una:

  • "ricetta ingannatrice".

Nei paesini e nei quartieri, il giudizio dei vicini ha sempre contato moltissimo ed è così anche tutt’ora, anche gli odori emanati dalle cucine potevano essere rivelatori dello status economico di una famiglia.

Per esempio, si poteva dedurre dai profumi, quante volte la settimana si mangiava carne e quante il pesce.

Le voci giravano come il vento e come gli odori.

Quindi, come erano solite fare alcune famiglie che arrostivano alla brace il pane duro per far sentire il profumo di arrosto, l’argentiere reinventò una tipica ricetta a base di:

  • coniglio fritto in padella e sfumato con l’aceto, usando però un prodotto più povero, ovvero il famoso caciocavallo.

Il profumo che si poteva sentire dalle finestre era simile a quello del coniglio e da qui nacque la ricetta del "coniglio o caciocavallo all’argentiera".

Ingredienti

Gli ingredienti che vengono utilizzati nella preparazione del caciu all'argintèra sono semplicissimi, ovvero:

  • 500 g di caciocavallo fresco;
  • 3 cucchiai di olio extravergine di oliva;
  • 2 spicchi di aglio;
  • zucchero q.b.;
  • origano q.b.;
  • 3 cucchiai di aceto bianco.

Preparazione

La preparazione del caciu all'argintèra è semplicissima e non necessità di una particolare abilità in cucina:

  • si fa scaldare l'olio extravergine di oliva su una padella insieme ad uno spicchio d'aglio;
  • quando questo è bollente, si dispongono le fette di caciocavallospesse circa mezzo centimetro nella padella;
  • si friggono per pochi secondi da ambo i lati;
  • appena tolte dalla frittura si aggiungono pepe, origano e si servono calde;
  • per dare un tocco di acido al piatto, appena prima di togliere le fette, queste possono essere sfumate con un po' di aceto.

La semplicità di questo piatto, però, non deve ingannare!

Degustazione

Il sapore del caciu all'argintèra risulta molto gustoso, intenso e di facile abbinamento con un vino rosso corposo.

Il caciu all'argintèra può essere servito come stuzzicante antipasto o come secondo d'accompagnamento.

Regione: Sicilia
Tipologia di prodotto:  Prodotti della gastronomia  
Certificazione Prodotto: PAT

Descrizione

 La "parmigiana di melanzane" è una ricetta famosa in tutto il mondo e vanto della cucina italiana.

Origini

L'origine della ricetta è fonte ancora oggi di dibattito, tuttavia il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito questo piatto nell'elenco nazionale dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Se si parla della ricetta siciliana, allora la parmigiana di melanzane ha come città natia Palermo.

L'origine del nome "parmigiana" infatti, deriva dal dialetto palermitano "parmiciana" che indica la persiana della finestra.

Ovvero la disposizione delle melanzane tagliate a fette ricorda proprio le lamelle delle persiane!

Ingredienti

Gli ingredienti utilizzati nella preparazione della parmigiana di melanzane sono semplicissimi e li potrete comprare in qualsiasi supermercato.

Gli ingredienti per 6 persone sono:

  • 700 g di melanzane fresche;
  • 250 g di salsa di pomodoro;
  • 250 g di mozzarella;
  • 80 g di Grana Padano oppure di Caciocavallo grattugiato;
  • Farina q.b.;
  • olio extravergine di oliva q.b.;
  • basilico q.b.;
  • sale q.b.;
  • pepe q.b.

 Preparazione

Cominciamo con la preparazione della parmigiana di melanzane, la ricetta vi impegnerà circa una oretta e vedrete che ne sarete pienamente soddisfatti.

Per prima cosa dovrete occuparvi di:

  • affettare le melanzane, salarle e farle spurgare riponendole in uno scolapasta;
  • adagiate sulle melanzane un peso, che schiacciandole, ne permetterà la spurgatura, questa fase durerà circa mezz’ora;
  • al termine di questo processo, asciugatele, infarinatele e friggetele in olio bollente adatto alla frittura;
  • munendovi di carta assorbente, fatele colare dall’eccesso di unto.

A questo punto, passiamo alla fase successiva, ovvero:

  • in una pirofila, stendete due cucchiai di salsa di pomodoro;
  • in cima distribuite un bello strato di melanzane cercando di sovrapponerle tra loro;
  • passate con una spolverata di Grana o di Caciocavallo (a piacere), un pizzico di sale;
  • poi aggiungete le fette di mozzarella;
  • infine incorporate anche qualche foglia di basilico ed irrorate con abbondante salsa di pomodoro.

In questo modo, potete continuare alternando per ogni strato tutti gli ingredienti.

Fate in modo che l’ultimo strato sia sempre quello con la mozzarella insieme ad una spruzzata di grana e pepe.

Con forno preriscaldato a 190 gradi, lasciate cuocere per circa 25 minuti.

Non appena vedrete che si comincerà a creare quella "crosticina invitante sui bordi" allora la vostra parmigiana di melanzane avrà ultimato la sua cottura.

La parmigiana di melanzane è ottima se servita e gustata calda.

Varianti

Vi proponiamo una "variante" deliziosa della parmigiana di melanzane classica, ovvero la:

  • parmigiana di melanzane leggera alla ricotta.

Ingredienti

Gli ingredienti per questa ricetta sono:

  • melanzane fresche;
  • 500 g di pomodori ramati;
  • grana q.b.;
  • ricotta q.b.;
  • qualche foglia di basilico;
  • olio extravergine di oliva;
  • sale q.b.;
  • pepe q.b.

Preparazione

Cominciamo con la preparazione di questa sfiziosa ricetta "alternativa" e sicuramente più "light" rispetto alla classica parmigiana di melanzane.

  • in una ciotola inizia preparando una salsa composta dai pomodori, un filo di olio extravergine, sale, pepe ed il basilico;
  • a questo punto dovrete tagliare per il lungo le melanzane, creando delle fette con un o spessore di circa 2 cm e cuocerle alla "gliglia";
  • prendete un pirofila, ungetela con dell'olio extravergine di oliva e cominciate con il distribuire un primo strato di melanzane, un secondo strato con abbondante ricotta, del grana ed uno strato leggero di salsa;
  • procedete in questo modo, alternando gli strati fino ad esaurimento degli ingredienti.

Così facendo, avrete creato la vostra parmigiana di melanzane leggera alla ricotta!

Il prossimo step sarà la cottura che dovrà avvenire a forno preriscaldato a 180 gradi per circa 30 minuti.

Non appena i bordi cominceranno a dorarsi, significa che la parmigiana di melanzane leggera alla ricotta sarà pronta da mangiare per i vostri ospiti.

Servitela ben calda con un buon bicchiere di vino rosso.

Successo assicurato!

Regione: Sicilia
Tipologia di prodotto:  Paste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria

Descrizione

 La "vastedda cu sammucu" è il prodotto rustico da forno che meglio rappresenta quella parte della Sicilia limitrofa alla città di Enna.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la vastedda cu sammucu nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia(PAT).

Caratteristiche

Detta anche "vastedda nfigghiulata", la "vastedda cu sammucu" è una focaccia farcita preparata con una pasta lievitata a cui si aggiunge il guanciale di maiale soffritto e il fiore di sambuco.

La sapidità ed il profumo della focaccia è dovuta in gran parte alla presenza di questo fiore.

La vastedda cu sammucu può essere rettangolare o a forma di ruota e pesa non più di 3 chili.

Gli ingredienti utilizzati per la realizzazione della vastedda cu sammucu sono originari di una zona chiaramente rurale e pastorale.

La farina di grano duro, lo strutto, il salame del luogo, la tuma, le uova, il lievito, ecc...danno vita ad una focaccia ineguagliabile!

La vastedda cu sammucu si presenta con:

  • una consistenza molto soffice;
  • una buona altezza (dovuta alla lievitazione);
  • una crosticina dorata sui bordi che sotto i denti risulta piacevolmente croccante;
  • una farcitura semplice, ma gustosissima, soprattutto con l’aggiunta dei fiori di sambuco;
  • una profumazione che richiama l’essenza più profonda del sambuco.

Origini

Questa focaccia nasce dalla fantasia delle massaie contadine di una volta che si prodigavano in cucina per festeggiare le grandi occasioni con qualcosa particolarmente saporito.

Ingredienti

Gli ingredienti utilizzati nella preparazione della vastedda cu sammucu sono parecchi, ma semplicissimi, li potete trovare in qualsiasi supermercato, ovvero:

  • 500 g di farina di semola di grano duro;
  • 120 g di strutto;
  • 150 ml di latte;
  • 250 ml di acqua;
  • 1 bustina di lievito;
  • 4 uova;
  • 2 cucchiaini di zucchero;
  • 250 g di salame a fette (fette grossolane);
  • 400 g di tuma;
  • 100 g di pancetta tagliata a cubetti;
  • una manciata di fiori di sambuco;
  • sale q.b.

Preparazione

Passiamo al momento della preparazione della vastedda cu sammucu e cominciamo in questo modo:

  • all’interno di una ciotola cominciate a setacciare la farina;
  • create la solita "fontana" su un piano da lavoro ed al centro andate ad unire lo strutto morbido, il lievito, lo zucchero, le uova ed infine il latte con il sale;
  • impastate il composto a mano oppure aiutandovi con delle fruste elettriche;
  • inserite dei fiori di sambuco e poco per volta anche l’acqua;
  • dovrete ottenere un impasto bello morbido.

A questo punto ricoprite la ciotola con un canovaccio, e lasciate riposare il composto per almeno una oretta.

Trascorso il tempo di riposo, riprendete l’impasto e tagliatelo in due parti.

Su una teglia, ricoperta di carta da forno, adagiate la prima metà dell’impasto ed allargatela per bene, poi:

  • alternando uno strato di salame, di formaggio e di pancetta a cubetti, procedete fino ad esaurimento del condimento;
  • cercate di tenervi lontano dai bordi della teglia;
  • unite ancora ulteriori fiori di sambuco;
  • infine ricoprite il tutto con la seconda metà di impasto ed un altro pizzico di fiori di sambuco.

La vostra vastedda cu sammucu è pronta, dovrà solo essere infornata!

Prima di procedere con la cottura, lasciate che la vastedda cu sammucu riposi assemblata per altri 20 minuti e successivamente procedete con la cottura per circa 30 minuti.

Fate attenzione, perché quando noterete una prima doratura, allora la vastedda cu sammucu sarà pronta per essere assaporata!

Curiosità

Stando a quanto riportato su antichi manoscritti, sembra che questa focaccia nota nella cucina tipica siciliana, sia nata a Troina, nella cucina di un "convento" di suore intorno al 1900.

Per questo motivo la vastedda cu sammucu è stata sempre considerata una preparazione della "cucina troinese".

Questa città sorge all’estrema parte nordorientale del territorio provinciale di Enna, al confine cone le città di Catania e Messina

Ancora oggi ogni anno in occasione della festa del Santo Patrono, San Silvestro, a Troina in molte case si prepara questa squisita focaccia.  

Regione: Sicilia
Tipologia di prodotto:  Paste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria

Descrizione

 La "pasta all'antica" detta anche "pasta di Montelepre" è un dolce della cucina povera appartenente alla tradizione di Montelepre.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la pasta all'antica nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Origini

Nato nella prima metà del Novecento, è ancora molto apprezzata, tanto da essere sempre esposto nelle vetrine dei pasticceri monteleprini.

Si caratterizza per essere:

  • una ricetta molto facile e veloce da preparare e per impiegare ingredienti molto semplici e presenti normalmente in cucina.

Secondo la tradizione è stata inventata dal pasticciere Salvatore Pizzurro, che presentava i dolci in occasione dei ricevimenti. 

Preparazione

La preparazione della pasta all'antica è composta di 2 fasi:

  • prima si realizza l'impasto e lo si cuoce;
  • poi si passa alla farcitura.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione dell’impasto della pasta all'antica di Montelepre sono:

  • 1 kg di farina;
  • 250 g di strutto o burro;
  • 250 g di zucchero;
  • 30 g di ammoniaca alimentare;
  • 400 ml di latte.

Invece, gli ingredienti per la preparazione della crema di latte sono:

  • 200 g di amido di mais;
  • 2 l di latte;
  • 1 stecca di cannella;
  • 1 limone.

Per quanto riguarda le decorazioni della pasta all'antica, gli ingredienti utilizzati sono:

  • amarene sciroppate;
  • mandorle tostate e tritate;
  • zucchero fondente.

Preparazione

Preparate la farina a fontana e aggiungete:

  • lo zucchero e lo strutto.

A questo punto unite:

  • il latte tiepido e amalgamate bene fino a fare sciogliere tutti gli ingredienti;
  • dovete ottenere un composto liscio e omogeneo.

Occupatevi della pasta, quindi:

  • stendetela con l’aiuto di un mattarello e create dei cerchi di circa 8 cm di diametro e alti 1 cm;
  • riponeteli nella placca da forno e fate cuocere a forno preriscaldato a 230° per circa 15 minuti.

A questo punto occupatevi della crema di latte, quindi:

  • mettete il latte in una pentola, aggiungete 600 g di zucchero, la cannella e la buccia del limone possibilmente non trattato;
  • mescolate il tutto e portate ad ebollizione.

 

Munitevi di un altro contenitore ed unite lo zucchero che è rimasto con l’amido di mais, mescolate il composto con l’aiuto di una frusta.

Non appena vedrete che il latte comincerà a bollire, versatene un pochino nel contenitore dell’amido e dello zucchero e procedete sempre con la frusta.

Mescolate fino ad ottenere un composto liscio e omogeneo, senza grumi.

A questo punto dovrete:

  • unire il latte rimanente, continuate ad amalgamare e mettete il tutto sul fuoco fino a raggiungere una crema fine e compatta;
  • versate la crema in un contenitore di ceramica e fatela raffreddare;
  • togliete poi la cannella e la buccia di limone e passatela al setaccio.

 

Avete così creato la vostra pasta antica!

Quando anche i dischi saranno freddi, potrete farcirli a piacere con la crema di latte.

Glassa

Per la fase della glassatura, sarà necessario:

  • sciogliere a bagnomaria lo zucchero fondente con qualche goccia di acqua.

In ultimo, utilizzando la granella di mandorle, potrete guarnire i bordi e per completare il tutto aggiungere l’amarena sciroppata in cima alla pasta antica!

Potete degustare il colce subito o mantenerlo in frigorifero anche per 2/3 giorni.

Assemblamento

Ora si versa un cucchiaio di composto su un dischetto e lo si copre con un altro, sigillando con cura le estremità.

Infine si copre la superficie con lo zucchero fondente e la si decora con granella di mandorle.

Regione: Sicilia
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, biscotteria, pasticceria e confetteria  

Descrizione

 La "pizzarruna" è un prodotto di pasticceria tipico della provincia siciliana di Agrigento.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la pizzarruna nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Tradizioni

Sono dolcetti ripieni e presentano una forma cilindrica leggermente schiacciata ai due poli.

La pizzarruna è il dolce legato alla cultura e alla tradizione del territorio, portata avanti in particolar modo dagli abitanti di San Giovanni Gemini e dai vicini Cammaratesi.

Si tratta di un dolce molto calorico, ma anche molto gustoso, che viene consumato particolarmente durante il periodo natalizio.

In questa occasione c'è l'usanza di offrirli ad amici e parenti per augurare loro gioia e serenità.

Ingredienti

Le pizzarrune vengono realizzate "a mano" e la loro preparazione non richiede una manualità particolare.

Gli ingredienti necessari per la preparazione della pasta delle pizzarrune sono:

  • 1 kg di farina 00;
  • 330 g di zucchero;
  • 250 g di burro o strutto;
  • 200 ml di latte;
  • 3 uova intere;
  • 2 bustine di vaniglia;
  • 2 bustine di lievito per dolci.

Per quanto riguarda la preparazione del ripieno delle pizzarrune servono:

  • 250 g di fichi secchi;
  • 100 g di mandorle intere;
  • 50 g di zucchero a velo;
  • 125 g di polvere di mandorla
  • 1 fiala di essenza di arancio;
  • cannella q.b.;
  • 2 cucchiaini di polvere di vaniglia;
  • 3 cucchiai di rum.

Preparazione 

Cominciamo con la preparazione della pasta della nostra pizzarruna, quindi:

  • unite lo zucchero, lo zucchero vanigliato, il burro a pezzi, i lieviti, le uova e poi il rum, in un robot da cucina che vi aiuti ad impastare e mescolare;
  • successivamente mettete la farina alternando con un pò di latte, lasciate che l'impastatrice continui a mescolare;
  • dovrete ottenere un impasto omogeneo, liscio e molto morbido;
  • a questo punto, infarinate bene l'impasto;
  • imbustatelo in un sacchetto per alimenti e riponetelo in frigor a riposare fino al mattino seguente.

Dedichiamoci quindi alla preparazione della farcitura delle pizzarrune:

  • sempre con l'aiuto del robot da cucina, macinate le mandorle e i fichi, successivamente unite anche gli ingredienti restanti ad esclusione del rum;
  • fate macinare bene il tutto, poi ad operazione terminata, versate il contenuto in un contenitore che chiuderete e riporrete in frigorifero, anch'esso dovrà riposare fino al mattino seguente.

Il giorno dopo, riprendete il vostro ripieno, dategli una girata e sarà pronto.

Tirate fuori anche la pasta e cominciate a lavorarla:

  • dovete tagliare dei pezzi come fossero delle fasce e con l'aiuto di un mattarello comincerete a tirare la pasta;
  • si dovranno creare delle fasce un pò "larghe" circa 4 cm perchè in cima andranno ripieni con della farcia;
  • a questo punto, una volta che avrete posizionato il ripieno, potrete chiuderli e quindi sigillarli alle estremità;
  • utilizzando del latte ed un pennello da cucina, spennelateli e metteteli in forno.

Per la cottura il forno dovrà essere preriscaldato a 200 gradi e le tempistiche sono di circa 20 minuti.

Una volta cotti, si dovranno raffreddare e poi dovrete glassarli.

Glassa

Per prepararze la glassa, gli ingredienti che utilizzeremo sono:

  • 2 albumi;
  • 200 g di zucchero a velo;
  • succo di mezzo limone.

Lavorazione

Per preparare la glassa delle pizzarrune si procede in questo modo:

  • montate 2 albumi a neve ferma;
  • aggiungete il succo di mezzo limone;
  • a piccole dose incorporate i 200 g di zucchero a velo;
  • mescolate il composto ottenuto.

Una volta raggiunta una consistenza "cremosa", potete utilizzarlo per glassare e decorare i vostri dolci!

Prima di chiuderli in una scatola di latta per la conservazione, lasciate che si "secchino" per una giornata intera!

Le vostre pizzarruna saranno così pronte per essere assaggiate da grandi e piccini!

Copertura

Le pizzarrune si possono ricoprire con svariate glasse, ad esempio con una glassa a base di:

  • zucchero a velo;
  • succo di mezzo limone;
  • le chiare d'uovo.

Degustazione

Questi dolcetti sono ottimi appena sfornati, ma il giorno dopo sono ancora più gustosi, specialmente se consumati insieme ad un vino bianco dolce come il Moscato di Pantelleria.

REGIONE: Sicilia
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Prodotti da forno

Tradizioni

La "pagnotta alla disgraziata" è un piatto tipico della tradizione culinaria siciliana, nello specifico di quella messinese.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la pagnotta alla disgraziata nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Caratteristiche

La pagnotta alla disgraziata consiste in una ruota di pane composta da farina integrale, la quale viene farcita con diversi ingredienti.

Origini

Vi siete mai chiesti come mai si chiama pagnotta alla disgraziata???

Cominciamo così...La lunga storia di Domenico Mazza alias "Don Minico" e del suo storico locale "Casa di Cura Don Minico" sui Colli San Rizzo, località Quattro Strade, è proprio da qui che nasce la storia della pagnotta alla disgraziata.

Don Minico nacque nel 1921 e come tanti uomini di quell’epoca si rimboccò le maniche per inventarsi un lavoro.

Iniziò a lavorare giovanissimo, poco più che ventenne, come garzone di forno nel villaggio collinare di Gesso.

Uno dei suoi compiti, dopo la nottata di panificazione, era quello di svalicare i Colli San Rizzo e portare il pane a Messina.

Dopo la faticosa salita, si fermava spesso per riposarsi esattamente nel punto in cui al giorno d’oggi sorge il suo "locale".

Fu proprio in questo posto, infatti, che Don Minico conobbe un uomo, che col tempo divenne uno dei suoi più cari amici, ovvero il signor Di Stefano.

Questo signore forniva il lievito di birra al forno di Gesso e per arrotondare le sue entrate "vendeva gazzose".

Tutti i giorni, il signor Di Stefano si recava ai Colli, in una carretta metteva le bibite e aspettava che qualche passante le comprasse.

Purtroppo però, era sprovvisto di ghiaccio, pertanto un giorno in presenza del suo caro amico Don Minico esclamò: "Se avessi il ghiaccio!".

Fu proprio grazie a quella esclamazione che da quel giorno Don Minico di ritorno dalla città, gli portava il ghiaccio e così le bibite cominciarono a vendersi.

Anno dopo anno per il signor Di Stefano diventava sempre più impegnativo trascinarsi il carretto, così "fece un regalo" al suo amico Don Minico e gli donò la sua "carrittedda".

Fu un gesto di enorme generosità nei confronti di Don Minico.

Da quel giorno in poi per Don Minico, i Colli San Rizzo non sarebbero più stati un punto in cui fermarsi e riposare, ma il punto in cui continuare a lavorare al ritorno dalla città.

Fu proprio quella carretta "ferma in quell'angolo dei Colli San Rizzo" che gli dava molte speranze!

Sempre più persone si fermavano a bere le gazzose fresche o anche solo per un saluto!

Col passare del tempo, Don Minico, ricevette un "altro regalo" da parte dell’Assessore regionale all'Agricoltura e Foreste (dell’epoca, l'onorevole Germanà).

Era il 1956, l'Assessorato all'Agricoltura aveva organizzato alla Fiera Campionaria di Messina una manifestazione per i boschi, ed erano state montate delle "baracchette" in legno.

L'assessore Germanà regalò a Don Minico una baracchetta che nel giro di pochi giorni fu portata alle Quattro Strade e ricostruita esattamente così come era alla Fiera Campionaria di Messina.

Don Minico lasciò il lavoro al forno di Gesso e con il figlio Paolo trascorrevano intere giornate nel chioschetto.

La moglie di Don Minico, Donna Razia, non perdeva occasione di consegnare il pranzo per marito e figlio, all’autista del pullman che da Gesso portava a Messina:

  • si trattava di una “’truscia”, ovvero un fazzoletto di stoffa annodato contenente il pranzo frugale di contadini e muratori.

Questo pranzo frugale era a base di:

  • pane, melanzane e pomodori sott'olio, prodotti che lei stessa realizzava in casa!

Don Minico, essendo un uomo di immensa generosità, era solito dividere il suo pranzo con i frequentatori dei Colli San Rizzo, ed altrettanto spesso c’era chi ne approfittava lasciandolo senza cibo.

Fu così che un giorno Don Minico decise di fare uno "scherzo" ad uno dei cacciatori che erano soliti dividere il pranzo con lui.

Inserì dentro un pezzo di pane condito un intero peperoncino piccantissimo.

Il cacciatore gustò il panino e, con le lacrime agli occhi per il peperoncino piccantissimo, disse a Don Minico:

“Michia Minicu! Mi futtisti! Stu pani è disgraziatu comu ‘a ttia! Picchì non ciù vinni ‘ai crisitani?”

Fu proprio da questo "scherzetto" che nacque la "pagnotta alla disgraziata".

All’insegna del pane, della musica delle chitarre e di Don Minico, la pagnotta alla disgraziata e la sua baracchetta divennero un luogo di incontro e nacque così la:

  • prima paninoteca di Messina.

Ai giorni nostri tutti conoscono la pagnotta alla disgraziata, Don Minico e la sua Casa di Cura, famosa per essere considerata ’U mugghiu postu ‘du munnu”.

Presentazione

Come si presenta una pagnolla alla disgraziata?

La pagnotta alla disgraziata è composta da:

  • pane a base di grano duro, solitamente è proprio quello di “casa” tipico siciliano;
  • l’ impasto è solido e fragrante;
  • la crosta è croccantissima e custodisce della mollica fittissima e profumata.

La farcitura invece, è composta dal cosiddetto Misto alla Disgraziata a base di:

  • melanzane;
  • carciofi;
  • pomodori secchi;
  • capperi;
  • alloro;
  • origano.

La farcitura può essere anche a base di:

  • salami e formaggi provenienti dalle zone di eccellenza del territorio, soprattutto dai Nebrodi.

L’olio che si utilizza è chiaramente un olio eccellente!

Alle molteplici varianti di farcitura, si possono aggiungere ottime alivi scacciati (olive schiacciate) e poi, l’arma segreta: il peperoncino!

Farciture

Non occorre molto per realizzare questo piatto e soprattutto, potrai assaporarlo con diversi ingredienti a seconda di quelli che sono i tuoi gusti a tavola.

La tradizione siciliana vuole che, la pagnotta alla disgraziata, venga condita con i prodotti sotto olio tipici della regione Sicilia, come il "misto di verdure".

Oltre alle verdure, la pagnotta alla disgraziata può essere farcita con formaggio stagionato, grana di tipo media e qualsiasi tipo di affettato, come ad esempio il salame.

Se non sei capace di rinunciare a quel pizzico di gusto in più, per rendere la pagnotta alla disgraziata più gustosa e speziata che mai, non ti resta che aggiungere altri ingredienti.

Ingredienti

Gli ingredienti per la preparazione della pagnotta alla disgraziata sono:

  • 1 pagnotta di pane casereccio;
  • 10 pomodori sott'olio;
  • 10 alici sott'olio;
  • 4 fette di melanzane sott'olio;
  • 150 g di tuma affettata;
  • olio extravergine di oliva;
  • sale fino q.b.;
  • pepe q.b.;
  • origano q.b.

Preparazione

Cominciamo con la preparazione della pagnotta alla disgraziata quindi:

  • tagliate la pagnotta a metà e mettetelo su un vassoio;
  • a questo punto con l'olio extravergine di oliva, "ungete" le due metà e adagiatevi tutti gli ingredienti, melanzane, le fettine di tuma, i pomodori secchi e le acciughe;
  • aggiungete il sale e il pepe e spolverate con una bella quantità di origano.

Ora, chiudete la pagnotta unendo le due metà, schiacciatela leggermente e tagliatela in triangolini. 

REGIONE: Puglia
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Gastronomia
CERTIFICAZIONE PRODOTTO: PAT

Descrizione

La "bottarga di tonno rosso" è costituita dalle uova del tonno rosso, dopo essere state sottoposte a processo di "salatura" ed "essiccazione".

Caratteristiche

La bottarga di tonno rosso altro non è che le "uova del tonno rosso", ovvero:

  • un grosso pesce tipico del Mar Mediterraneo.

Il tonno rosso è uno dei pesci più grossi presenti nel Mediterraneo:

la lunghezza media è di 1,5 metri, ma alcuni esemplari raggiungono e superano i 3 metri;

  • è un pesce dalla forma affusolata;
  • è ricoperto da piccole scaglie;
  • presenta due pinne caudali, una leggermente più alta dell'altra, posizionate sulla schiena, molto vicine una all'altra.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione della bottarga di tonno rosso sono i seguenti:

  • ovario del tonno rosso;
  • uova di tonno rosso;
  • sale.

Produzione

Per prelevare le uova di tonno bisogna individuare i "soggetti femmine", in fase di riproduzione.

Verso la fine del corpo, vicino alla spina centrale, si possono identificare le masse di uova, generalmente due, di colore arancione o giallo molto intenso.

Le uova si estraggono recidendo il lembo di pelle che le tiene attaccate alla carne.

Salatura ed essiccazione

A questo punto le uova si mettono "sotto sale", avendo cura di rinnovarlo ogni volta che si inumidisce.

Dopo 3-4 giorni, le uova di tonno si liberano dal sale e si espongono all'aria aperta, meglio se al sole, per farle essiccare.

Quando le uova saranno diventate sufficientemente dure da poter essere grattugiate, significa che sono pronte.

Degustazione

La bottarga di tonno rosso viene usata con parsimonia, a causa del suo:

  • sapore molto intenso.

Si utilizza grattugiata sui primi a base di pesce o, meno frequentemente, sulle zuppe.

Alcuni la gradiscono:

  • grattugiata sulla pizza ai frutti di mare o al tonno;
  • altri sulle bruschette o nei panini conditi col tonno o con altro pesce.

Tipologie

La vera bottarga siciliana è considerata quella di tonno rosso.

Esistono, però, altri tipi di bottarga:

  • di muggine, ad esempio, l'alternativa più conosciuta alla bottarga siciliana.

Descrizione

I "cardi in pastella" sono una ricetta siciliana, un contorno sfizioso o un antipasto originale, da servire con insalate e verdure.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i cardi in pastella nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Caratteristiche

Il cardo è una pianta, della famiglia delle "asteraceae", molto robusta e che cresce spontaneamente in diverse zone temperate. Crescono rigogliosi e naturali anche in Sicilia.

La pianta produce dei fiori spinosi, molto simili ai carciofi.

La parola "cardo", infatti, sembra sia di derivazione prima Greca e successivamente Latina, e significhi proprio: "punta che punge, punta dello strale".

Campo di cardi siciliani rilegati in ciocche con lo spago

Ingredienti

Dosi per 4 persone:

  • 4 grossi cardi;
  • 1 limone di Sicilia;
  • 1 cucchiaio di farina;
  • sale q.b.

Per la pastella:

  • 250 gr di farina 00;
  • 5 gr di lievito;
  • un pizzico di sale;
  • uno di zucchero;
  • acqua a piacere.

Per friggere:

  • 1-1,5 litri di olio di oliva di arachidi o di semi a seconda dei propri gusti.

Preparazione

Prima di tutto bisogna:

  • pulire e spinare i cardi;
  • dopodiché si fanno cuocere per un'ora in abbondante acqua, con il limone, la farina, e il pizzico di sale e zucchero;
  • la "pastella" si prepara stemperando il lievito in acqua e aggiungendolo poi la farina, in una ciotola.

Girando velocemente con una forchetta, si aggiunge acqua fino a raggiungere la consistenza desiderata.

La pastella deve lievitare 2-3 ore, coperta da un canovaccio umido.

Cottura

cardi in pastella vanno:

  • tagliati a liste sottili;
  • ricoperti di pastella;
  • fritti in padella, in olio bollente.

L'olio va cambiato spesso, per evitare che, dopo un po', la frittura risulti pesante e il sapore del cardo assuma un retrogusto di rancido.

Tradizioni

I cardi in pastella sono uno dei piatti tipici della tradizione natalizia, in particolare si preparano l'8 Dicembre, per celebrare la Festa dell'Immacolata Concezione.

È, comunque, un piatto che si cucina per tutto l'inverno, durante il periodo dei cardi.

 

REGIONE: Sicilia
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Pesce
CERTIFICAZIONE PRODOTTO: PAT

Descrizione

Tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali (PAT) della regione Sicilia, stabiliti dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, si può trovare anche un prodotto amato da molti, considerato una "leccornia".

Storicità

La storia della bottarga di Capo San Vito è molto antica, risale probabilmente ai Fenici e successivamente agli Arabi, che l'hanno diffusa in modo più massiccio sulla penisola italiana, durante la loro espansione.

In Sicilia risale a dopo l'introduzione della pesca ai tonni, nel 1300.

Provenienza

Si tratta della "bottarga di Capo San Vito", anche detta "uovo di tonno di Capo San Vito".

La bottarga di Capo San Vito, la possiamo trovare in particolare nei comuni:

  • Trapani e Favignana, nonché San Vito lo Capo, piccolo comune in provincia di Trapani che dona il nome al prodotto.

Caratteristiche

La bottarga è un alimento costituito essenzialmente dall’ovario del pesce.

Le uova che si trovano al suo interno, vengono prelevate, salate ed essicate con procedimenti meticolosi e tradizionali.

La bottarga viene ricavata dalle uova del "muggine o del tonno".

I prodotti finali, si differenziano:

  • sia per il colore che per il gusto, infatti il gusto della bottarga di tonno è sicuramente più deciso.

Negli ultimi anni, la bottarga che viene prodotta in maniera “quasi esclusiva” è quella del "tonno pinna gialla" di qualità inferiore.

Questo tonno è riconoscibile per via delle “baffe” che sono più piccole e non superano i 6/8 cm di lunghezza.

Presentazione

La bottargadi tonno si presenta con:

  • un colore che varia dal rosa chiaro al rosa un po' più scuro;
  • la bottargadi muggine ha un colore ambrato.

Cambiano anche le “pezzature”, ovvero:

  • la baffa di un tonno di oltre 100 chili può superare il chilo di peso;
  • non superano i 400 grammi quelle di muggine.

Procedimenti

La sacca ovarica viene estratta dal pesce femmina e facendo attenzione a "non romperla", viene:

  • lavata per eliminarne le impurità e poi viene sottoposta a “salatura”.

La salatura prevede che la sacca ovarica venga ricoperta con "sale marino", avendo cura di rivoltare quotidianamente le sacche e di sostituire periodicamente il sale.

Le fasi successive sono quelle della:

  • pressatura;
  • stagionatura.

La sacca ovarica può essere conservata in cera d'api ed è un alimento apprezzato per l'alto tenore di proteine.

Essiccazione

Questo tipo di preparazione, che consiste in sintesi "nell'essiccazione di uova di pesce", è tipica della Sicilia.

La bottarga di Capo San Vito viene solitamente preparata dopo il periodo cosiddetto della "mattanza dei tonni", che avviene solitamente nel mese di Maggio.

Durante la sventratura dei tonni si prelevano "le uova" e si sottopongono a un trattamento salino che le "secca".

Le uova vengono poi pressate fino a formare dei "panetti", che durante l'utilizzo vengono grattugiate.

In cunina

La bottarga può essere utilizzata in moltissime ricette, quella che vogliamo proporvi è la seguente:

  • bottarga di tonno di Capo San Vito con tagliolini.

Ingredienti

Gli ingredienti per soddisfare il palato di 4 persone sono:

  • 60 g di bottarga di tonno di Capo San Vito;
  • 1 pizzico di peperoncino;
  • 1 spicchio di aglio;
  • prezzemolo fresco tritato q.b.;
  • mezzo kg di tagliolini;
  • mezzo bicchiere di olio extravergine di oliva.

Preparazione

Cominciamo con la preparazione della bottarga di tonno di Capo San Vito con tagliolini, quindi:

  • anzitutto scolate la pasta una volta raggiunta una cottura “al dente”;
  • create un soffritto con olio, prezzemolo, aglio e peperoncino;
  • unite la pasta al soffritto e spadellare;
  • togliete dal fuoco e aggiungete altro prezzemolo fresco con metà della bottarga di tonno di Capo San Vito grattugiata.

A questo punto la ricetta è pronta e potete procedere ad impiattare, quindi:

  • una volta riempiti i piatti, procedete a grattugiare dell’altra bottarga di tonno di Capo San Vito in cima ad ogni piatto!

Ecco a voi un primo indimenticabile...buon appetito!

Degustazione

La bottarga di Capo San Vito di tonno si può consumare anche come:

  • antipasto, ovvero tagliata a fettine come un salume e condite a piacere;
  • condimento, proprio perché la sua consistenza solida le permette di essere grattugiata come il parmigiano;
  • sugo, ovvero sciolta in un po' di acqua di cottura della pasta.
REGIONE: Sicilia
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Dolci

Descrizione

Sono numerosi i dolci legati alle "Festività dell'anno", soprattutto quelli di Pasqua o di Natale.

Certificazioni 

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la cucciddata nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Storia

Come capita con molte altre preparazioni tipiche, non molti anni fa era tradizione nelle case siciliane cucinare moltissimi di questi biscottini natalizi.

La ricetta si tramanda di generazione in generazione per tutelarne la sopravvivenza.

Caratteristiche

Durante il periodo natalizio i forni di molte regioni cominciano ad accogliere preparazioni tipiche dall'aspetto invitante e dai sapori caratteristici.

Nella regione Sicilia, oltre a moltissimi altri dolci deliziosi, a Natale si consumano dei dolcetti detti "cucciddata".

Sono detti anche cucciddati, biscotti dalla caratteristica forma "circolare", simili a piccole coroncine.

Ingredienti

Gli ingredienti utilizzati per la preparazione della sfoglia dei cucciddati, ricetta tipica siciliana sono:

  • 1 kg di farina 00;
  • 350 g di zucchero;
  • 350 g di strutto o margarina;
  • una buccia grattugiata di arancia;
  • 4 uova;
  • un pizzico di sale fino;
  • un cucchiaino di lievito per dolci;
  • latte q.b.

Invece, per preparare il ripieno dei cucciddati dobbiamo utilizzare:

  • 1 kg di fichi secchi;
  • 400 g di confettura di albicocche;
  • 200 g di uva passa;
  • 150 g di mandorle;
  • 150 g di noci;
  • 150 g di nocciole;
  • 150 g di cioccolato fondente;
  • 2 cucchiai di rum;
  • 1 bicchiere di Marsala;
  • buccia di 1 mandarino.

L'utilizzo di ingredienti calorici come il cioccolato, la frutta secca ed il miele, rende questi biscotti un dolce tipicamente "invernale", fatto per essere consumato nei mesi freddi.

Preparazione

Cominciamo con la preparazione della pasta frolla dei cucciddati, pertanto:

  • mettete la farina, lo strutto o la margarina e un pizzico di sale nel mixer e attivate per qualche minuto;
  • otterrete un composto “sabbioso” che andrete a riporre in una ciotola;
  • aggiungete lo zucchero, le uova e andata avanti a impastate velocemente con la punta delle dita;
  • se necessario unite alla preparazione qualche cucchiaio di latte,  fino ad ottenere un panetto liscio e omogeneo.

A questo punto dovrete:

  • avvolgere il panetto di pasta frolla nella pellicola da cucina e riponete in frigorifero per un’oretta.

Per ottimi risultati, sarebbe più opportuno preparare la frolla e la farcia il giorno prima di infornare!

Nel frattempo dedicatevi al ripieno, quindi:

  • mettete in acqua calda l’uva passa e fate rinvenire;
  • togliete il picciolo dai fichi e sbollentateli un minuto aggiungendo all’acqua  un cucchiaio di rum.

Scolate il tutto e fare raffreddare.

Frullate la frutta secca grossolanamente nel mixer, riponetela in una ciotola, unite i pinoli e l’uvetta scolata e strizzata

Quando i fichi sono freddi procedete in questo modo:

  • metteteli nel mixer insieme alla confettura di albicocca e  alla buccia del mandarino e frullate;
  • versate il composto di fichi e confettura nella ciotola contente la frutta secca;
  • unite il cioccolato fondente tagliato a coltello;
  • mescolate bene tutti gli ingredienti e riponete la ciotola in frigorifero per almeno un’ora.

A questo punto:

infarinate il piano di lavoro, prelevate la pasta frolla dal frigorifero e stendetela in uno strato sottile realizzando tanti rettangoli;

  • disponete al centro del rettangolo un buon quantitativo di ripieno;
  • sigillate bene i bordi e capovolgete il rotolino di cucciddato.

Con un coltello ben affilato tagliate il cucciddato trasversalmente, realizzando tanti pezzetti che riporrete in una teglia ricoperta da carta forno.

Proseguite fino ad esaurimento di tutti gli ingredienti. Infornate a 180 gradi per 13/15 minuti.

Non appena i vostri cucciddati saranno completamente freddi, spolverizzate con zucchero a velo oppure spennellateli con un velo di marmellata/miele e poi fate aderire sulla superficie degli zuccherini.

Curiosità

In alcune preparazioni, i cucciddati somigliano più a "fagottini ripieni di frutta secca", mentre la cucciddata, o bucellato, è anche una ciambella tipica della Sicilia, decorata con frutta candita.

Descrizione

Il "cucciddatu di Calatafimi" è un pane di grano duro dalle origini antiche e dalla caratteristica forma a ciambella prodotto in tutta la Sicilia.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i cucciddatu di Calatafimi nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Caratteristiche

È un tipo di pane dalla forma insolita che rappresenta una "corona intagliata".

Ingredienti

Ogni pagnotta pesa circa 200 grammi ed è composta da:

Preparazione

Questo tipo di pane viene prodotto tramite un impasto di farina a cui viene aggiunta l'acqua, il lievito, l'olio e il sale.

Ottenuto un impasto liscio, questo viene diviso in porzioni da 250 g l'uno ed alle quali viene data la tipica forma di corona con una lavorazione tradizionale.

Questa lavorazione artigianale tramandata di generazioni in generazioni fa uso di strumenti semplici come tavolieri di legno e coltelli.

Cottura

Dopo aver dato la forma, le pagnotte vengono infornate per 30 minuti a 225 gradi.

Origini

Il cucciddatu di Calatafimi è un tipo di pane molto antico.

La sua creazione risale al 1600 in occasione della festa religiosa per il Crocifisso Padrone di Calatafami Segesta.

In quest'occasione infatti veniva offerta alla popolazione questo tipo di pane dal ceto dei "Massari".

Oggigiorno la richiesta del cucciddati di Calatafimi è tale che ogni panetteria locale lo produce giornalmente, rendendolo un prodotto tipico ed attrattiva gastronomica del luogo.

Curiosità

Essendo però un pane tipico della tradizione e di facile produzione il cucciddatu di Calatafimi è facilmente reperibile in ogni abitazione del comune siciliano.

REGIONE: Sicilia
TIPOLOGIA DI PRODOTTO: Dolci

Descrizione

Le "crespelle" siciliane sono un fritto ottimo come aperitivo, antipasto o cibo da passeggio.

Certificazioni

Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito le crespelle nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Sicilia (PAT).

Storicità

Il nome "crespella" proviene dal termine latino "cripus" che significa "arricciato, ondulato" o dal termine greco κρίσπος (krìspos "avvolto"', "arrotolato").

L'attuale preparazione delle crespelle avviene con la "farina di frumento", che divenne comune solo nel IX secolo.

Nel Medioevo erano preparate con acqua e vino al posto del latte.

Le crespelle in Francia sono un simbolo tradizionale di “amicizia” e di “alleanza” e i mezzadri le offrivano ai loro padroni.

Le crespelle vengono cucinate tradizionalmente in occasione della Candelora, il 2 Febbraio, si usava esprimere un desiderio quando si voltava la crespella nella padella.

Questo piatto viene consumate soprattutto nell'occasione della Candelora, poiché nel V secolo dei pellegrini francesi furono accolti, proprio alla Candelora, da Papa Gelasio I.

Solo dopo essere ritornati in patria, i pellegrini diffusero la pietanza!

Finger food

Le crespelle sicule sono considerate un "finger food", ovvero uno stuzzichino da mangiare come spuntino sfizioso o da accompagnare al buffet dell'aperitivo.

Tradizione

La ricetta tradizionale siciliana le vede arricchite con ricotta e acciughe, sappiamo, però, che nel resto d'Italia, ne esistono altre versioni, tipo:

  • col prosciutto cotto e mozzarella;
  • con un ripieno di formaggio (tipiche del Nord Italia).

Street food

Le crespelle sono una specialità della rosticceria siciliana, spesso vendute presso stand gastronomici di cucina tradizionale locale, soprattutto in occasioni di fiere, feste paesane e sagre.

Si servono nel cartoccio: un cono realizzato con la carta grezza che si usa per confezionare il pane.

Se acquistate come cibo da strada, si gustano durante le passeggiate, come snack sfizioso o spezzafame.

Ingredienti

Gli ingredienti per 4 porzioni:

  • 200 g di farina;
  • 200 ml di acqua;
  • 5 g di lievito per salati;
  • 1 cucchiaino di sale;
  • 1 pizzico di zucchero;
  • 1 cucchiaio di ricotta di latte vaccino;
  • acciughe a piacere;
  • 1 pentola colma di olio di semi per friggere.

Lavorazione

Si prepara un impasto con la farina setacciata, l'acqua, il sale, il pizzico di zucchero ed il lievito precedentemente sciolto in acqua calda.

Si deve ottenere un composto molto morbido e la pasta deve lievitare per almeno 2 ore.

Mentre la pasta lievita, si devono pulire le acciughe e mescolarle, intere, alla ricotta.

A questo punto bisognerà prelevare dei pezzetti di impasto, farcirli con un po' di composto di ricotta e acciughe, e dar loro una forma più o meno tondeggiante.

Cottura

A questo punto la crespella va fritta, in abbondante olio di semi bollente, fino a perfetta doratura.

Degustazione

Le crespelle si servono caldissime, appena preparate.

Varianti

Vi mostriamo come preparare una variante delle crespelle salate, ovvero:

  • le  "crespelle dolci".

Queste sottili frittatine sono a base di farina, latte e uova e possono essere farcite a piacere, per esempio con:

  • marmellata;
  • crema di nocciole;
  • crema di pistacchi;
  • cioccolato e molto altro ancora.

Vediamo come si realizzano!

Ingredienti

Gli ingredienti, utilizzati nella preparazione di circa otto crespelle dolci sono:

  • 130 g di farina 00;
  • 2 uova;
  • 250 ml di latte;
  • 40 g di burro;
  • 10 g di zucchero;
  • mezzo cucchiaino di vaniglia oppure una bustina di vanillina;
  • 10 g di zucchero.

Preparazione

Cominciamo con la lavorazione delle crespelle dolci, quindi:

  • sciogliete il burro a bagnomaria e lasciatelo intiepidire;
  • in una ciotola setacciare la farina insieme allo zucchero e alla vaniglia;
  • sbattete leggermente le uova e unitele al composto;
  • unite il burro intiepidito e il latte.

Con l’aiuto di una frusta a mano, continuate a mescolare fino ad ottenere una pastella liquida e senza grumi.

Con una pellicola, coprite il composto e lasciatelo riposare come minimo per 30 minuti.

Trascorsa questa mezz’oretta, scaldate sul fuoco una piccola padella antiaderente, ungetela con un pezzo di burro, poi:

  • toglierla dal fuoco e versatevi al centro un mestolino di pastella;
  • inclinare la padella in modo da ricoprirne bene tutto il fondo;
  • far cuocere per circa 1 minuto, poi girare la crespella e cuocere anche l’altro lato.

Quando la crespella sarà pronta, trasferitela su un piatto e continuate a preparare le altre crespelle dolci fino ad esaurimento di tutto il composto.

Le crespelle dolci sono finalmente pronte per essere servite a grandi e piccini!

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