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Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione  

Descrizione

L'Italia è il paese per eccellenza patria dei salumi, dal prosciutto cotto e crudo alla pancetta, al salame e alla soppressata, ma la regina è solo una, la "salsiccia".

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la salsiccia nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Origini

Questo gustoso prodotto ha origini molto antiche, è infatti contestata la sua derivazione tra Lombardia e Basilicata.

I milanesi ritengono, infatti, di essere gli inventori della salsiccia chiamata da loro "la luganega", inventata dalla regina milanese Teodolinda.

La testimonianza dell'origine lucana di questo prodotto ci perviene però con gli scritti di Cicerone, Marziale e Varrone che nominano la "lucanica", un alimento composto di:

  • carne tritata;
  • budella.

Questo era una pietanza che veniva preparata dalle schiave a Roma, perché i soldati avevano imparato la ricetta proprio dai lucani, poi successivamente con Apicio che fornì la ricetta per preparare questo alimento si è giunti alla conferma dell'origine lucana della salsiccia.

Ingredienti

La salsiccia prende il nome da "sale" e "ciccia" ed è preparata di solito con:

  • carne di maiale;
  • varie spezie.

La preparazione inizia con la scelta di un'ottima carne, più specificatamente dalla "spalla di suini D.O.P.", provenienti da allevamenti del territorio.

Snervatura e macellazione

Si passa alla "snervatura a mano" del pezzo di carne ed alla macinazione in grossi pezzi a punta di coltello.

Questa carne viene poi insaporita con:

in Basilicata è usanza utilizzare il "finocchietto selvatico" invece del pepe nero, per conferire un aroma molto particolare al prodotto finale.

Il budello

Dopo aver fatto insaporire al meglio la carne, bisogna inserirla nel "budello".

La salsiccia è cosi pronta per essere degustata.

Degustazione

Questa può essere consumata fresca, oppure messa a stagionare in ambienti con temperatura ed umidità controllata.

Una volta stagionata, puoi degustarla ed assaporarne il sapore a pieno!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione  

Descrizione

"L'ungrattnoat" è un piatto tipico del Pollino a base di interiora di pecora e capra come trippa, polmoni, ecc.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito l'ungrattnoat nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Ingredienti

Il sapore unico della carne ovicaprina, il principe di questa ricetta, è esaltato dagli altri ingredienti quali:

  • uova;
  • sale;
  • pecorino grattugiato;
  • olio d'oliva;
  • sedano;
  • cipolla;
  • pepe nero.

Questa preparazione ha come risultato un sorta di zuppa dal colore dorato.

Preparazione

Il primo passo per preparare questo piatto è:

  • pulire accuratamente le interiora che, successivamente, vanno tagliuzzate in piccoli pezzetti e adagiati su una padella con olio d'oliva su fuoco a legna;
  • una volta rosolato il composto, a poco a poco, vi si aggiunge il brodo di carne mista ovi/caprina precedentemente bollita con cipolla e sedano in una pentola a parte;
  • durante la cottura si deve mescolare spesso, e quando le interiora hanno raggiunto la giusta consistenza si può aggiungere l'impasto.

L'impasto è composto da:

  • uova stracciate;
  • pecorino grattugiato;
  • pepe e si termina la cottura.

Origini

Si tratta di un "piatto povero" tipico dei pastori del Pollino, ma molto energetico con cui riscaldarsi d'inverno.

Nei matrimoni non poteva proprio mancare ed in quel caso si abbondava con il pecorino e si aggiungeva del lesso di pecora/capra.

La modernità ha allontanato dai fornelli le interiora di animale rischiando di perdere dei prodotti unici.

Degustazione

Si consiglia l'assaggio anche ai più schizzinosi, perché dopo la prima cucchiaiata è naturale rendersi conto che in realtà le interiora sono squisite.

Attraverso il sapore inconfondibile dell'Ungrattnoat, si scopre la sapienza delle radici della Basilicata.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria 

Descrizione

Il "piccidat castelluccese" è un dolce tipico di Castelluccio Inferiore e Superiore, due paesini della Basilicata.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il piccidat castelluccese nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Ingredienti

Si tratta di un pane dolce che viene preparato tradizionalmente per la festività di Pasqua.

Dalla forma di una pagnotta, si prepara con ingredienti naturali che rispecchiano le sue origini contadine.

Per preparare due picciddat castelluccese occorrono:

  • mezzo kg di farina di tipo 0;
  • mezzo kg di farina di tipo 00;
  • 10 uova;
  • 100 gr di strutto;
  • 250 gr di zucchero;
  • 50 gr di lievito madre in polvere;
  • 5 gr di lievito di birra in polvere;
  • mezzo bicchiere di latte.

Preparazione

Innanzitutto bisogna:

  • mescolare le farine con lo zucchero e i lieviti;
  • si forma la fontana in cui versare le uova, il latte e un po' di scorza di limone;
  • si impasta, e poco a poco si aggiunge lo strutto;
  • una volta che l'impasto è compatto si ripone in un contenitore e si ricopre con un panno umido.

Riposerà per due ore, dopo di che bisogna stenderlo su una superficie piana infarinata e modellarlo a forma di palla.

Dovrà lievitare per 8 ore e poi andrà lasciato in frigorifero per altre 4.

A quel punto lo si dividerà in quattro spicchi, da ognuno dei quali si ricaverà un rotolino allungato.

Per dargli la forma di "pagnotta" basterà intrecciare due rotolini.

Una volta spennellati con olio di semi e lasciati lievitare per 5 ore, li si cospargerà con un composto fatto di:

  • uova;
  • latte;
  • zucchero.

Cottura

Infine si cuoceranno in forno preriscaldato a 180°C per 40 minuti.

Degustazione

Il picciddat castelluccese si consuma il giorno dopo perché sprigiona un connubio di sapori.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Salumi 

 

 

Descrizione

La Basilicata vanta un'eccellente tradizione di "prosciutto crudo".

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il prosciutto crudo nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Varietà

Sono tante le "varietà" tipiche della regione, tra cui spiccano soprattutto:

  • il prosciutto crudo nostrano lucano e il prosciutto crudo di Latronico.

La varietà "lucana" nasce nel comune di Picerno, in provincia di Potenza, e deve il proprio nome alle montagne e colline lucane della zona.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione del prosciutto crudo sono:

  • cosce di suino di piccole dimensioni;
  • sugna;
  • pepe;
  • peperoncino piccante.

Preparazione

Per preparare il prosciutto crudo si seguono usanze antichissime e si adoperano "suini di piccole dimensioni", il cui peso non supera i centoquaranta kg.

Una volta "rifilata", la coscia resta per due settimane in "salamoia" e poi viene "pressata" sotto torchi di legno.

Una volta pronta, viene "impastata" con:

  • pepe;
  • sugna;
  • peperoncino;

e viene lasciata "stagionare" per circa quindici mesi.

Il sapore di questo prosciutto è:

  • dolce e la sua consistenza è piuttosto morbida.

La varietà di "Latronico" deve il proprio nome all'omonimo comune in provincia di Potenza e viene anch'esso preparato con suini di peso ridotto.

ll trattamento che riceve, è simile a quello del prosciutto lucano, così come l'aspetto finale.

Presentazione

In genere si presenta:

  • ricoperto da una cotenna il cui colore può essere ambrato o marrone scuro;
  • la carne è compatta, di una tonalità rossa non troppo accesa;
  • la parte grassa conferisce al prodotto il suo tipico sapore delicato.

Degustazione

Per gustare al meglio il prosciutto crudo si consiglia di:

  • accompagnarlo con del buon vino rosso e dei croccanti taralli lucani.
Regione: Basilicata
Tipologia di prodotto: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

La "pizza con i cingoli di maiale" è una specialità tipica della regione Basilicata, precisamente delle montagne e colline lucane.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la pizza con i  cingoli nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Ingredienti

Originariamente, il momento in cui si macellava un maiale diventava l'occasione per procedere alla preparazione di questa ricetta.

Gli ingredienti per realizzare questa ricetta sono:

  • farina;
  • cingoli di maiale;
  • lievito;
  • strutto;
  • sale.

Occorrono solo questi pochi ingredienti per un risultato dal sapore deciso!

 Si tratta di una varietà di pizza senza dubbio originale e creativa, che allo stesso tempo racchiude una parte della storia culinaria di questa regione.

Origini

La pizza con i cingoli di maiale era più che altro preparata nei mesi freddi, a partire dalla fine dell'autunno e per tutto l'inverno.

Secondo la tradizione, l'impasto doveva essere lavorato su un tavolo di legno e la cottura doveva avvenire nel forno a legna.

Sono indubbi, dopo tutto, i vantaggi del forno a legna rispetto a un forno a gas, dal momento che il primo conserva inalterato il sapore dei prodotti e ne mantiene tutta la fragranza e croccantezza.

Preparazione

Le dosi per 6 persone sono:

  • 600 gr di pasta da pane
  • 250 gr di cingoli di maiale.

Preparare questa pizza è molto semplice e veloce!

  • Occorre innanzitutto preparare una pasta lievitata a base di farina e strutto e disporla in una teglia unta con dell'altro strutto;
  • si farcisce con i cigoli di maiale e dei semi di finocchio e si inforna.

Per sapere quando è pronta basterà osservare il suo colore, che deve essere "dorato".

Degustazione

Si conserva poi in un luogo fresco ed asciutto e si consuma al massimo nel giro di quattro giorni!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

La "gelatina dolce di maiale" è una ricetta tipica del Sud Italia, che in Basilicata trova un'ampia diffusione.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito la gelatina dolce di maiale nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Caratteristiche

Come indica il nome, si tratta di un preparato a base di:

  • carne suina.

Per l'esattezza, si realizza con le parti "più povere" del maiale, ovvero:

  • la testa;
  • le zampe;
  • le orecchie;
  • la cotenna.

Proprio per il suo sapore intenso e "deciso" e per gli ingredienti stessi che la compongono, è una specialità molto particolare, in genere apprezzata dai palati forti.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione della gelatina dolce di maiale per 4 persone sono:

  • 1 piedino di maiale;
  • 1 muso di maiale;
  • 1 orecchio di maiale;
  • 30 g di pinoli;
  • 3 bicchieri di mosto;
  • 100 g di mandorle;
  • 5 chiodi di garofano;
  • cannella in polvere q.b.;
  • sale q.b.;
  • 1 bicchiere di aceto di vino rosso;
  • 50 g di uvetta;
  • 3/4 foglie di alloro.

Preparazione

La preparazione della gelatina dolce di maiale è piuttosto lunga, ma non troppo difficile.

Innanzitutto sarà necessario:

  • pulire il piedino, il muso e l'orecchio del maiale, riporli in una pentola con dell'acqua più qualche foglia di alloro, sale e chiodi di garofano;
  • procedere facendo bollire il tutto per 4 ore, la carne alla fine dovrà ressere ben cotta, mentre il brodo dovrà risultare molto ristretto;
  • prendiamo poi le mandorle e in una pentola con acqua in ebollizione, immergiamole e in seguito sarà necessario pelarle e tritarle;
  • una volta che la carne sarà cotta, versare il suo brodo in un recipiente e lasciare raffreddare per una giornata intera.

Quando la carne si sarà raffreddata, dovrà essere:

  • disossata;
  • tagliata a pezzettini;
  • rimessa a cuocere nel brodo per altri trenta minuti.

A fine cottura si aggiungeranno:

  • un po' d'aceto di vino rosso;
  • un bastoncino di cannella;
  • una decina di foglie d'alloro;
  • le mandorle;
  • l'uvetta;
  • un cucchiaio di zucchero per ogni mezzo kg di carne.

Ebollizione

Si prosegue con "l'ebollizione" per altri quindici minuti circa, finché la gelatina non avrà raggiunto la consistenza desiderata.

Si versa il composto ottenuto in piccole ciotole da conservare per qualche giorno perché la gelatina si "solidifichi".

Degustazione

Una volta pronta, si può servire la gelatina dolce di maiale accompagnata da dei chicchi di melograno.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: Prodotti vegetali allo stato naturale o trasformati

Descrizione

La "´ndussa" è una preparazione di olive in salamoia tradizionale della Basilicata.

Utilizzo

Si tratta di uno dei tanti prodotti tipici lucani, che sprigionano il sapore del territorio e l'orgoglio del lavoro contadino.

Le varietà di olive generalmente utilizzate per la ´ndussa sono:

  • l'ogliarola;
  • la nociara;
  • il leccino;
  • il pendolino.

Tradizioni della ndussa

Si tratta di una tradizione antichissima che risale addirittura al mondo "Greco-Romano", quando le olive venivano servite come spuntini nelle taverne o erano incluse nel rancio dei soldati.

Infatti, nella dieta dei soldati greci e romani, le olive conservate erano sempre presenti, le mangiavano come spuntino, per rompere il digiuno nel corso della giornata oppure per accompagnare qualche bicchiere di vino.

Proprio per questi motivi, le olive sono state indicate come il primo tipo di "snack" della storia!

Produzione

Il periodo ideale per la produzione della ´ndussa sono i mesi autunnali di Settembre ed Ottobre.

Dalla polpa succosa e croccante, raccolte alla loro completa maturità, raggiungono una colorazione scura.

Procedimento

Il procedimento della ´ndussa comincia con la selezione e pulizia delle olive, che vengono immerse nella "concia", un composto di calce stemperata con acqua e cenere fino ad ottenere una sostanza abbastanza fluida.

Ingredienti

Per preparare la concia ti servono:

  • 1 kg di olive;
  • 1 kg di cenere di legna;
  • 50 gr di calce viva;
  • acqua;
  • 1 cucchiaio di semi di finocchio;
  • sale.

Preparazione

A questo punto, lava le olive, asciugale e riponile nella concia della bacinella.

Nella concia dovranno rimanerci per circa una settimana fino a che le olive non si saranno ammorbidite.

Almeno una volta al giorno, ricordati di mescolarle.

Trascorsa una settimana, lavale nuovamente e mettile in una bacinella di acqua che andrà cambiata 3 volte al giorno per almeno 5 giorni.

Prendete un vaso di acqua molto salata ed aggiungeteci la giusta misura di sale (potete capire che sarà la misura "giusta" perche se prendete un uovo e lo immergete, questo galleggerà), infine aggiungete anche il cucchiaio di semi di finocchio.

Il procedimento laborioso della concia è necessario al fine di far "addolcire" il gusto estremamente amaro delle olive per poi conservarle in salamoia.

Conservazione in salamoia

Una volta terminato il procedimento della concia, le olive saranno versate in vasetti di vetro, nei quali verranno condite con un'apposita miscela fatta di:

  • acqua;
  • sale;
  • foglie di alloro;
  • finocchietto, che sarà appunto la loro salamoia.

In questo modo si conserveranno a lungo e si potranno mangiare quando più si desidera.

Sarà necessario, però, attendere almeno 2 mesi prima di aprire il vasetto ed assaporarle.

Variante

Un altro modo di gustare queste olive sarebbe "alla giudea", ovvero "prive dell'anima".

Ciò significa che se avete voglia e molta pazienza, potete denocciolarle e farle ripiene.

Le olive denocciolate anticamente venivano chiamate in questo modo proprio perchè togliendo il nocciolo, le si privava della loro "anima".

Vi sono leggende vaticane risalenti al 1583, che narrano che a papa Sisto V, unitamente a Principi e Cardinali, piacessero particolarmente le olive ripiene e la leggenda dice che provvedesse personalmente a farsele spedire in Vaticano.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: Paste fresche e prodotti della panetteria, della biscotteria, della pasticceria e della confetteria

Descrizione

Tipici della Lucania, i "calzoni di ceci", denominati dagli autoctoni "cuscniedd", sono un dolce tradizionale tipico del periodo natalizio, che perlopiù imbandisce le tavole del 24 notte, ovvero quelle della Vigilia di Natale.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i calzoni di ceci nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicatan (PAT).

Caratteristiche

Contraddistinti dalla loro sapidità golosa, questi "pasticcini fritti" sono farciti da un'avvolgente e morbida crema aromatizzata dalla cannella, e realizzata con ceci e cioccolato fondente.

Altrettanto diffusa la variante di questo prezioso allestimento dolciario, che vede il ripieno dei calzoni allestito con le castagne in luogo dei ceci.

Tuttavia, le versioni di questi piccoli panzerotti fritti sono davvero numerose, questo perché la ricetta si differenzia, anche se di poco, da paese a paese o, ancor di più, da famiglia a famiglia.

Origini

I calzoni di ceci sono dolci molto antichi che si sono via via arricchiti di nuove aggiunte, come quella del "cioccolato e del liquore", ingredienti assenti nell'antichità.

Il cioccolato, infatti, venne introdotto in Europa in seguito alla scoperta dell'America.

Ingredienti

Quasi sicuramente in origine queste bontà tradizionali venivano realizzate solamente con:

  • ceci;
  • pinoli;
  • uva passa;
  • miele;
  • oppure con vin cotto di fichi o d'uva, tutti ingredienti reperibili nel territorio e figli della cultura materiale locale.

Degustazione

Caratterizzati da una sapidità deliziosamente inconfondibile, queste leccornie sono una delle perle culinarie di una terra particolarmente ricca di sapori e di profumi.

Una volta realizzati, i calzoni di ceci lucani devono essere conservati in luogo fresco e devono essere consumati entro 4-5 giorni dall'allestimento.

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: bevande analcoliche, distillati e liquori
CERTIFICAZIONE PRODOTTO: PAT

Descrizione

Il "liquore al sambuco di Chiaromonte" è un prodotto tipico dell' omonima località, situata in provincia di Potenza, nella bella e ridente Basilicata.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il liquore al sambuco di Chiaromonte nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Origini

Questa bevanda fu inventata dai cittadini della località di Chiaromonte per sostenere e promuovere il loro paese.

È un liquore che si ottiene grazie ad un processo molto lungo ed accurato che, però, permette come risultato una bevanda considerata un "elisir" da consumare accompagnato da un buon dessert.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la creazione del liquore al sambuco di Chiaromonte sono:

  • fiori di sambuco;
  • alcol.

Lavorazione

bacche di sambuco 722683237

Per poter produrre il liquore al sambuco di Chiaromonte innanzitutto si devono:

  • far essiccare i fiori di sambuco per un mese al sole;
  • una volta che i fiori sono ben essiccati si lasciano macerare per 3 mesi nell'alcol;
  • in seguito si filtra la miscela che si ottiene e si lascia maturare per altri 2 mesi.

Trascorso questo lasso di tempo il liquore assume il suo tipico colore ambrato ed un sapore delicato, dolciastro e molto aromatico.

Infusione

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Il liquore al sambuco di Chiaromonte si ottiene, quindi, per "infusione".

La sua ricetta, ed il procedimento per ottenerlo, si tramanda da secoli di padre in figlio e sorprende la cura con la quale viene lavorato e prodotto, da definire quasi come "maniacale".

Il periodo ottimale per la sua produzione è inizio autunno.

Più precisamente, per poter ottenere un liquore al massimo delle sue caratteristiche aromatiche, bisognerebbe produrlo nei mesi di Ottobre e Novembre.

Degustazione

Non preoccuparti, se hai invitato a pranzo un caro amico lucano a Maggio, e lo vuoi fare sentire a casa, il liquore al sambuco di Chiaromonte è disponibile durante tutto l'arco dell'anno!

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: Carni (e frattaglie) fresche e loro preparazione

Descrizione

"L'agnello delle Dolomiti Lucane" è da sempre è considerato una risorsa fondamentale per la Basilicata!

Certificazioni

L'agnello delle Dolomiti Lucane è dotato di uno speciale "marchio" denominato esattamente "Agnello delle Dolomiti Lucane" che ne specifica la tipicità.

Detto "marchio" nasce in virtù di garantire al consumatore l'origine della carne.

Per rafforzare ancora di più le garanzie dovute al consumatore, l'agnello delle Dolomiti Lucane si fregia altresì di un altro marchio denominato "Italialleva", nato dall'intesa tra l'Associazione Italiana Allevatori e il Ministero delle Politiche Agricole.

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito l'agnello delle Dolomiti Lucane nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Produzione

L'agnello delle Dolomiti lucane è sottoposto ad un "disciplinare di produzione" a cui tutti gli allevatori lucani devono attenersi meticolosamente.

Detto disciplinare prevede che:

  • i capi ovini devono appartenere "solo" ed "esclusivamente" ai comuni del territorio della Basilicata.

Gli animali devono essere nati "rigorosamente" da:

  • arieti e da pecore di razza Merinos.

Gli agnelli devono essere allevati perlopiù allo "stato brado" e devono essere nutriti "solamente" con:

  • il latte materno;
  • i foraggi;
  • le materie prime prodotte nel territorio dell' allevamento.

Macellazione

Inoltre, la loro "macellazione" deve avvenire "esclusivamente" in strutture ubicate nel territorio regionale e nel più totale rispetto del benessere degli agnelli, di modo da evitare loro lo stress tipico delle fasi precedenti la macellazione.

Tradizioni

L'agnello delle Dolomiti lucane viene "festeggiato" e "promosso" quale eccellenza locale in diverse sagre, nelle feste campestri e in quelle religiose che animano tutto il territorio della Basilicata.

Un prodotto tipico di spessore, l'agnello delle Dolomiti lucane ha avuto un'influenza più che importante in tutta l'arte culinaria della regione, ma soprattutto nella gastronomia lucana

Regione: Basilicata
Tipologia di prodotti: Prodotti della gastronomia

Descrizione

"Fasul e pistiddi" è un piatto tipico della gastronomia della Basilicata, diffuso in tutta la regione e in particolare nella zona di Lagonegro.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito i fasul e pistiddi nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Cucina

Si tratta di una gustosa "minestra di fagioli", (fasul) e castagne (pistiddi).

Un piatto semplice, ma sostanzioso, dai sapori tipicamente autunnali, proprio di una cucina rustica e contadina.

Grazie alla presenza equilibrata di carboidrati e proteine vegetali, il piatto risulta anche nutriente e salutare.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la realizzazzione del piatto fasul e pistiddi  sono:

  • fagioli borlotti secchi;
  • castagne secche;
  • olio Evo;
  • cipolla;
  • alloro;
  • salvia;
  • rosmarino;
  • erbe aromatiche;
  • acqua;
  • sale;
  • crostini di pane.

Ricetta

Per realizzare la ricetta di fasul e pistiddi comincia:

  • con il mettere a mollo, la sera prima, 125 gr di castagne secche;
  • 125 gr di fagioli borlotti secchi;
  • quindi fai scaldare dell'olio evo in un tegame di coccio;
  • unisci una cipolla tritata finemente, qualche foglia di alloro, di salvia e di rosmarino;
  • fai appassire le erbe aromatiche sul fuoco ed aggiungi le castagne ed i fagioli, coprendo il tutto con dell'acqua;
  • aggiusta di sale e continua la cottura lasciando bollire lentamente per due ore circa.

Le castagne dovranno diventare tenere, senza sfaldarsi eccessivamente e l'acqua dovrà essere stata assorbita completamente.

Nel frattempo metti a tostare qualche fetta di pane e quando la zuppa di castagne e fagioli sarà pronta, versala nelle scodelle di coccio dove avrai sistemato i crostini di pane.

Se preferisci una consistenza ancora più cremosa, puoi frullare le castagne ed i fagioli, tenendone da parte alcuni per guarnire i piatti.

Degustazione

Fasul e pistiddi è ideale come piatto unico, soprattutto se accompagnato da un buon vino rosso come l'Aglianico del Vulture

REGIONE: Basilicata
TIPOLOGIA DI PRODOTTI: Formaggi
CERTIFICAZIONE PRODOTTO: PAT

Descrizione

Il "caciocavallo" della Basilicata denominato "caciocavallo podolico" viene realizzato da latte vaccino.

Certificazioni

Il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha inserito il caciocavallo nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della regione Basilicata (PAT).

Origine

Un prodotto caseario, il caciocavallo, presente in tutta la tradizione dell'Italia Meridionale.

Il nome di questo formaggio deriva dal periodo di stagionatura a cui sono sottoposte le forme che vengono legate congiuntamente e a cavallo di una pertica appesa orizzontalmente.

Ingredienti

Gli ingredienti necessari per la preparazione del caciocavallo sono:

  • latte di vacca Podolica.

Caratteristiche

La produzione del caciocavallo viene influenzata sia dagli allevamenti che dalle condizioni climatiche.

Il caciocavallo della Basilicata è Presidio Slow Food e viene prodotto dal latte di elevata qualità delle vacche di razza Podolica opportunamente allevate allo stato brado.

Caratterizzato da:

  • una forma ovoidale che ricorda quella di un fiasco allungato, con strozzatura all'altezza del collo;
  • il caciocavallo ha un peso che non supera i 2,5 chili.

La sua pasta è filata, si presenta:

  • compatta;
  • ha una colorazione bianco-avorio;
  • è morbida all'inizio della stagionatura, mentre con l'avanzare del tempo diventa più dura e di color paglierino.

Il caciocavallo segue un periodo di media o lunga stagionatura, è un formaggio grasso ed è ricoperto da una crosta sottile e liscia che con il tempo tende ad imbrunire e a ispessirsi.

La produzione del caciocavallo è concentrata soprattutto in primavera e in estate, ovvero quando le vacche all’alpeggio partoriscono i vitelli.

Degustazione

Una specialità tipica, questo prodotto può essere impiegato come formaggio da tavola oppure da grattugia.

Il suo gusto è dolce e delicato quando è fresco, si presenta invece piccante e molto sapido quando è a stagionatura avanzata

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